All’inizio abbiamo studiato come le mie disabilità e la protesi avrebbero potuto influenzare la mia capacità di soddisfare i requisiti in volo. In una fase successiva siamo entrati nei dettagli, al punto di capire, advert esempio, se avrei dovuto usare obbligatoriamente la mia protesi nello spazio, poiché lì le gambe vengono usate a malapena.
In sintesi, posso dire che, anche se in alcune fasi avrei bisogno della protesi, disabilità come la mia soddisfano pienamente le esigenze del viaggio spaziale. Sono molto felice di dire che non abbiamo individuato alcun intoppo in grado di precludere a una persona con disabilità come la mia una missione spaziale di lunga durata. Questo ha un risultato incredibilmente positivo.
Perché è importante che le persone con disabilità possano operare anche nello spazio? E di quali disabilità specifiche stiamo parlando?
Inizierò con la seconda domanda. Fly! ha esaminato un gruppo specifico di disabilità, quelle degli arti inferiori. Dai risultati penso che possiamo estrapolare numerous variabili in quel gruppo che sono compatibili con missioni spaziali di lunga durata. Dobbiamo procedere passo dopo passo, partendo dalle basi, e sono sicuro che iniziare a studiare le disabilità degli arti inferiori sia stata una buona scelta. Spero che potremo presto concentrarci su altre disabilità, il che mi consente di rispondere alla prima parte della domanda: perché è importante?
L’ESA riconosce che le persone di talento possono vantare storie e background diversi, ovvero genere, sesso, etnia, capacità fisiche. Ovunque nel mondo ci sono persone che potrebbero dare un contributo prezioso all’esplorazione spaziale umana. Ovviamente, questo implica diventare astronauti.
E l’esperienza e la conoscenza delle persone con disabilità fisiche possono portare idee nuove e preziose, modi di pensare diversi, motivazione, ispirazione. Perché ciò accada, tutti devono avere una rappresentanza equa tra lo workers, con posizioni e ruoli professionali appropriati. Questo è un obiettivo e l’ESA sta lavorando per raggiungerlo.
A settembre, la missione Polaris Daybreak dovrebbe decollare da Cape Canaveral e vedrà la prima passeggiata spaziale di astronauti non professionisti. Cosa ne pensi?
Sono fonte di ispirazione e non meno importanti nel panorama dell’esplorazione umana del cosmo, perché ogni volta che queste missioni diventano realtà, contribuiscono advert arricchire la conoscenza che abbiamo come comunità. Polaris Daybreak sta facendo nuova scienza; sta testando nuove tecnologie. Ecco perché ho un grande rispetto per gli astronauti privati e le loro missioni: danno un contributo importante al progresso delle nostre attività spaziali.
Quando andrai nello spazio?
Mi piacerebbe viaggiare oltre l’atmosfera. Spero di avere l’opportunità, ma ciò che spero di più è che prima o poi qualcuno con disabilità fisiche possa farlo, pienamente integrato nelle attività sulla Stazione Spaziale Internazionale.
Per quanto riguarda i tempi, spero che alla tremendous di questo decennio possa accadere. Per quanto mi riguarda, se mai avrò l’opportunità di volare nello spazio, non sarà prima del 2027. Ma non c’è nulla di confermato, e per il momento tengo le dita incrociate.